Non qui

martedì 7 dicembre 2010

Vorrei essere al mare e camminare imprimendo orme di piedi nudi sulla sabbia.
Camminare, sognare, desiderando qualcosa di vero,
qualcosa che ti restituisce il sorriso anche quando tutto ti volta le spalle.
Camminare e pensare a com'è bello regalare baci purpurei e abbracci blu cobalto.
Camminare. Solo sabbia, vento e mare,
la cui voce suggerisce parole acquatiche che bagnano l'anima semplicemente sfiorandola,
parole che dirai agli altri
e che non finirai mai di sussurrare con dolcezza.
Camminare immaginandosi protagonisti di una fiaba arabesca,
dai colori caldi e dagli odori dolci e intensi.

Un'illusione.

E ora Capire che non ho fatto altro che
innamorarmi di loro


19 anni

e Capire di essere dolcemente fragile.
un timido germoglio
che prova a nascere
in inverno


L'Aura - Today

Basta un istante. Forse.

mercoledì 17 novembre 2010



"Scivolano via le giornate, come parole di una liturgia antica. Scompigliate dall’immaginazione e riordinate dal fedele compasso della quotidianità".Tuttavia capita spesso quel momento in cui ti fermi, in cui il mondo si riduce a te stesso. Il momento in cui ti guardi e sorridi, il momento in cui rimbombano vecchie immagini sfocate o parole che avevano un nome che non ti appartengono più. A volte sorrisi. A volte lacrime. Gioia, malinconia, nostalgia. Rimpianto. Ci sono giorni in cui ti fermi e raccogli i frammenti del pensiero, lasciati scivolare via, trascinati e mescolati, come nuvole bizzarre nel frizzante vento autunnale.

Ci sono giorni in cui mi siedo sulla poltrona e guardo fuori, la valle di notte. Nero. Solo tanti piccoli puntini luminosi e il riflesso traslucido del mio volto sul vetro. Lo guardo, mi vedo. E in quell’istante penso: sono tornato, e l’ho ritrovato il mio cuore. Forse.

Che il cuore è fragile, si sa. Fragile e di carta. Nella tempesta delle emozioni se lo lasci volare via lo perdi di vista. E basta un attimo che non lo riconosci più. E’ il pulviscolo che danza nell’aria nel chiarore di un raggio di sole. L’aria fredda sul naso. L’odore dei comignoli nel vento che annunciano l’Inverno. Le foglie gialle che muoiono a terra. Il cielo cangiante che sa stupire con giochi di nuvole dalle forme più strane. Ma non lo vedi perché lo hai perso di vista. Non lo riconosci, perché l’hai cacciato, l’hai lasciato fuggire. Il tuo cuore.

Poi.

Poi ti capita di cercarlo. Di volerlo indietro. Allora scavi a fondo, ma non sai da dove cominciare perché non lo vedi più. Lo cerchi nei fogli di giornale, nelle ceneri di un fuoco che un tempo palpitava, nelle sigarette spente, nel fango o nella polvere che si è posata sui sogni infranti. Ma non lo trovi. Perché non lo vedi.

Poi.

Poi capita che torna. All’improvviso. Con prepotenza. E ti rendi conto che bastava solo guardare verso ciò che vive, brilla e danza. E quando torna riempie un vuoto che avevi riempito con fogli, polvere o fango.

Poi.

Poi, quando il cuore è tornato sorridi al freddo, al cielo e ai comignoli… Perché chissà quanti cuori cacciati si nascondono lì…

Forse.


Björk - Desired Constellation

Diamanti nella sabbia

lunedì 18 ottobre 2010


“Hai mai guardato le stelle?

Sei mai rimasto fuori a lungo,

soltanto per contemplare le stelle?

Così a lungo da sentirti girare la testa.

Non perché tenevi la testa piegata all’indietro,

ma perché il tuo sguardo arrivava tanto lontano.

Più la notte è nera

più in là riusciamo a vedere nello spazio celeste…

Hai mai pensato a cosa c’è dietro le stelle?

Altre stelle naturalmente.

Ma dietro a quelle?

Cosa c’è al di là di tutto?”

E’ ciò che faccio ora. Mi sporgo un po’ più in là del cielo e mi perdo, cercando tutto, e niente. Una coltre di nubi offusca la notte e le stelle non brillano come fanno solitamente, ma so che sono lì, sono io che non le vedo. Per questo chiudo gli occhi e immagino tutti i colori della notte, perché ci sono tutti - i colori - nel buio. Li terrò stretti con me per usarli domani, quando la notte sarà sparita e il giorno avrà bisogno della mia fantasia.

Ricordo che una volta le vidi, le stelle, così belle e luminose come diamanti. Fantastiche, immense. Il Grande Carro, diadema del cielo. Avrei potuto immaginare di raccoglierle e portarle con me, di stringerle in un pugno, per poi lasciarle scivolare lentamente, ogni volta che i miei occhi non erano in grado di vedere la luce. Ci ha pensato il destino poi, o forse l’autunno, a velare il cielo.

Poco è stato, ma tanto ho vissuto. Inghiottito dal giorno seguente.

Ed ora è difficile trovare spazio per un desiderio tutto mio, da riporre lassù. Sarebbe più facile spegnere e nascondere ogni pensiero segreto, andar via e inventare tutto di nuovo… potrei farlo. Ma significherebbe rinunciare a tutto ciò che c’è di bello, rinunciare a tutto ciò che mi scalda il cuore. E’ come scegliere tra uno scrigno luccicante ed invidiato, ma tacitamente vuoto, ed un grande baule di legno pregiato, ricolmo di tutto ciò che in una vita vissuta pienamente si possa volere. Come dover scegliere tra le bollicine dello champagne, estasi fugace di una notte che ride a pieni denti, e il vino decantato, carico di un sapore complesso ed elitario.

Ho perso una piccola parte del mio cuore, tu non buttarla, ti parlerà di me.

Yashal - Elisa

E il cervello, cosa!?

mercoledì 6 ottobre 2010


Quando improvvisamente, gradualmente,
tutto si spense... tutta quella luce mattutina di aprile.
Si trovò al buio

Human or dancer

domenica 1 agosto 2010

E’ tardi. Nel buio preferisco scrivere su uno sfondo nero, piuttosto che nero su bianco. La pagina bianca mi spaventa a volte perché devo assicurarmi di saperla riempire, darle un senso e un tono per arrivare alla sua fine. Mentre il nero, sebbene anch’esso non sia un colore, possiede da solo un proprio completamento, riesco a vederci attraverso anche se apparentemente non c’è nulla, oppure mi piace semplicemente immaginare che ci sia qualcosa, che sia tutto lì già scritto, e che mi serve solo un po’ di luce, che arriverà da lontano, lentamente, poca alla volta, per schiarire il buio e sfumare l’oblio. Eppure mi sento come di fronte ad un foglio bianco, turbato perché non riesco a vederci nulla, ma felice, e sorrido rileggendo ciò che è già stato scritto, poche righe è vero, che forse raccontano l’inizio di qualcosa, oppure resteranno sparse e sporadiche, evocando immagini e momenti, come un libro illustrato da portare nel cuore. Di fronte a una nuova prospettiva non so se essere felice o preoccupato, devo darmi tempo, e aspettare che si spenga la brace che ho dentro, aspettare che diventi cenere, e che renda fertile il terreno su cui potrò sentirmi sicuro di coltivare un fiore. Devo vivere, vivere più da umano che da ballerino, senza aver paura che una porta aperta possa sbattere e chiudersi da un momento all’altro, vivere senza aver paura di cambiare i passi prefissati da regole certe, improvvisando coreografie che erano già state stabilite. Ho capito che le ansie e le angosce per quello che mi riserva il futuro mi accompagneranno sempre, per tutta la vita, per questo avrò i miei momenti bui, le mie allegrie improvvise, ballerò, canterò, oppure piangerò abbracciato ad un cuscino pensando alle cose che sono cambiate e che non torneranno più, anche se poi ne arriveranno di nuove a farmi sorridere un’altra volta. Non mi resta che accettare la vita nel modo più giusto, come un’altalena fatta di emozioni, dalla quale nessuno ha la fretta di scendere; per questo mi dondolo ancora un po’, sospeso a mezz’aria, e aspetto che finisca l’illusione di un’estate che non so quando arriva, quando parte. Se riparte.


Human - The Killers

Respiro

giovedì 29 luglio 2010

Ho aspettato a lungo questo momento, in cui tutto sembra assumere una forma, un senso. Nulla è andato come avevo programmato, ho lasciato andar via chi credevo fosse tutto, il mio completamento, la mia stessa essenza. Ma non è così: ho preso semplicemente atto di una realtà diversa da quella che avevo costruito, ho distrutto il sogno in cui mi ero smarrito nel mio sonno invernale, risvegliandomi, immerso nella vita, quella vera, distruttiva come un incubo che ha stretto forte il mio cuore, spegnendolo in un’agonia silenziosa. A distanza di un mese, ho capito molte cose, ma soprattutto me stesso, ciò che voglio e ciò che mi aspetto dagli altri; ed è bello scoprire come una persona che apparentemente sembra opposta, inconciliabile, sia proprio quella che stavo aspettando, quella che coincide con le mie prerogative, le stesse che per nove mesi avevo riposto altrove. La sensibilità è importante, e purtroppo è imprescindibile: chi ne possiede di più finisce per diventare insostenibile, un eccesso, e forse anche un peso, e non è mai ricambiato abbastanza, costringendosi a rimanere nel proprio cantuccio, schiavo della sofferenza o dei sogni destinati a impolverarsi, ed infine a spegnersi. E’ questo il momento in cui tutto è più chiaro, in cui rinasco. E’ il momento in cui l’anno vecchio se ne sta andando e un nuovo futuro ha preso il suo posto. E’ vero che questo momento l’ho atteso con ansia, ma è anche vero che come una folata di vento passa leggero sulla mia testa, e voltandomi è già dietro le spalle. La mano che stringeva il mio cuore si è finalmente aperta, e mi sembra di riprendere a respirare, perché forse è proprio in questo delicato passaggio di tempo che sta a cavallo tra un periodo e l’altro che le cose accadono, e poco importa se di questo momento spesso non mi accorgo, perché tutto si muove e cammina comunque, anche se sono convinto di star fermo.Spero che duri a lungo la sensazione di quest’attimo, di queste briciole di tempo in cui mi sto sentendo leggero, in cui penso che in fondo tutto quello che mi attende non potrà mai essere né meglio né peggio di quello che è già stato, e che comunque varrà sempre la pena di essere vissuto.

 
Design by Pocket