La cosa più difficile è avanzare senza cadere

venerdì 3 febbraio 2012

"Yuko trovò riparo sotto lo strapiombo di una rupe, al riparo dal vento, e lì, intirizzito dal freddo, allo stremo delle forze, solo nel folto delle tenebre, solo nella profondità della neve, solo nella vertigine della solitudine, solo nel suo silenzio, laddove avrebbe potuto morire cento volte di freddo, di fame, di fatica, di delusione e di stanchezza, sopravvisse.
Sopravvisse perché ciò che vide quella notte, quella cosa, quella straordinaria cosa venuta anch'essa dall'altra sponda del reale, quella cosa sublime e bella era la più bella e sublime immagine che mai gli fosse stato concesso di vedere in tutta la sua vita. E quell'immagine non poté più dimenticarla."

È il momento di diventare poeti. Non abbellire niente. Non parlare. Guardare e scrivere. Con poche parole. Diciassette parole. Un haiku. Un mattino, ci si sveglia. È il momento di ritirasi dal mondo, per meglio sbalordirsene. Un mattino, si prende il tempo per guardarsi vivere.

Velleità

sabato 9 luglio 2011

Non più per me.


Frammenti

lunedì 4 luglio 2011

Lui aveva il gelo di chi ha detto addio.
Non era cattivo, sperava in una folle rivincita sul destino. Eppure non era felice. Non ne era soddisfatto. Non ricordava neanche la storia, solo l’epilogo. La caduta. Lasciava che questa gli rubasse i pensieri, sperava che gli cancellasse i ricordi.

Lui aveva la bellezza di chi si è smarrito.
Come le ali che strappate alla fine di un sogno volano via perdute.
In una nebbia argentata i suoi passi seguivano un percorso senza direzione, tra profumi lontani e sospiri nel vento.

Lui aveva la delicatezza delle cose effimere.
Nessuno sapeva che era solo alla ricerca di qualcuno che gli levasse di dosso quegli abiti, perché lì sotto, sapeva bene che c’era molto di più.

Lui aveva la lucentezza di chi si è arreso.
Cadde, e si ferì.. da quella volta qualcosa si ruppe dentro di lui. Ma non volle rialzarsi mentre la sua anima sanguinava.
Ora le cicatrici bianche, pulite, non sono altro che il riflesso del suo passato impulsivo, o forse, la cianografia di un futuro più meditato.


Can anybody help?



Fermati.

martedì 31 maggio 2011

Non c’è nessuno a girare l’ingranaggio,
Nessuno che giri quella maledetta chiavetta.
Eppure sembrano non finire più i segreti che vivono in quella litania.
Uno. Due. Tre giri.
La sua voce insieme a quella dei violini striduli impolverati dal tempo.
E’ sola, nauseata,
Eppure sembra che non si sia ancora stancata di girare in quel carillon infernale.
Lei sa che non c’è più spazio
Sa bene che deve fermarsi.
Tampona le ferite ascoltando quella musica incessante,
la musica che il suo cuore non ha mai realmente ascoltato.
La sua voce e quella dei violini striduli impolverati dal tempo.
è ovunque
sempre la stessa nenia

Perpetua

Ipnotica

Devastante






Il dolce fruscio dei fiori notturni

sabato 14 maggio 2011

Sarà il profumo del gelsomino nell'aria più tiepida, o le luci della città viste dalle nostre colline, o sarà la strada deserta in cui riecheggia la musica di un paese in festa, eppure eccolo, mentre cammino verso casa, come un lampo improvviso: Tutti gli amori, i pianti, i desideri, le parole violate, le perle gettate, le note più dolci e leggere violentate da quelle più cupe dell'animo... è tutto appiattito. Monadi senza legame, toni diversi, dissociati, lontani, diventati in silenzio, passato.
Dà un insolito piacere la solitudine di fronte al Foglio bianco. Lui è il mio presente, che ogni giorno si arricchirà di parole, lacrime e colori, fino al momento in cui non sarà nuovamente saturo. A quel punto traboccheranno le emozioni, cadranno le sensazioni e sarà pronto per voltarsi di nuovo, in piena coscienza di ciò che è stato, felice di aver vissuto ogni sorriso, ogni piacere ed ogni dolore che la vita gli ha insegnato.
E' ora di passare in rassegna sé stessi. Dopo tempo. Dopo promesse. Diverso. Ancora una volta. E ancora sempre io. Come un fiore che dopo un inverno trova la forza di rinascere in un nuovo fiore. Purpureo. Sebbene non sia passato neanche un anno, ho visto il mio tempo nascere e avanzare, orizzonti raggiunti e altri da sognare. Quest'anno ho conosciuto persone che hanno saputo darmi davvero tanto, so certamente non sarei quello che sono senza di loro.

Grazie

Alanis Morrisette - Thank You

Non qui

martedì 7 dicembre 2010

Vorrei essere al mare e camminare imprimendo orme di piedi nudi sulla sabbia.
Camminare, sognare, desiderando qualcosa di vero,
qualcosa che ti restituisce il sorriso anche quando tutto ti volta le spalle.
Camminare e pensare a com'è bello regalare baci purpurei e abbracci blu cobalto.
Camminare. Solo sabbia, vento e mare,
la cui voce suggerisce parole acquatiche che bagnano l'anima semplicemente sfiorandola,
parole che dirai agli altri
e che non finirai mai di sussurrare con dolcezza.
Camminare immaginandosi protagonisti di una fiaba arabesca,
dai colori caldi e dagli odori dolci e intensi.

Un'illusione.

E ora Capire che non ho fatto altro che
innamorarmi di loro


19 anni

e Capire di essere dolcemente fragile.
un timido germoglio
che prova a nascere
in inverno


L'Aura - Today

Basta un istante. Forse.

mercoledì 17 novembre 2010



"Scivolano via le giornate, come parole di una liturgia antica. Scompigliate dall’immaginazione e riordinate dal fedele compasso della quotidianità".Tuttavia capita spesso quel momento in cui ti fermi, in cui il mondo si riduce a te stesso. Il momento in cui ti guardi e sorridi, il momento in cui rimbombano vecchie immagini sfocate o parole che avevano un nome che non ti appartengono più. A volte sorrisi. A volte lacrime. Gioia, malinconia, nostalgia. Rimpianto. Ci sono giorni in cui ti fermi e raccogli i frammenti del pensiero, lasciati scivolare via, trascinati e mescolati, come nuvole bizzarre nel frizzante vento autunnale.

Ci sono giorni in cui mi siedo sulla poltrona e guardo fuori, la valle di notte. Nero. Solo tanti piccoli puntini luminosi e il riflesso traslucido del mio volto sul vetro. Lo guardo, mi vedo. E in quell’istante penso: sono tornato, e l’ho ritrovato il mio cuore. Forse.

Che il cuore è fragile, si sa. Fragile e di carta. Nella tempesta delle emozioni se lo lasci volare via lo perdi di vista. E basta un attimo che non lo riconosci più. E’ il pulviscolo che danza nell’aria nel chiarore di un raggio di sole. L’aria fredda sul naso. L’odore dei comignoli nel vento che annunciano l’Inverno. Le foglie gialle che muoiono a terra. Il cielo cangiante che sa stupire con giochi di nuvole dalle forme più strane. Ma non lo vedi perché lo hai perso di vista. Non lo riconosci, perché l’hai cacciato, l’hai lasciato fuggire. Il tuo cuore.

Poi.

Poi ti capita di cercarlo. Di volerlo indietro. Allora scavi a fondo, ma non sai da dove cominciare perché non lo vedi più. Lo cerchi nei fogli di giornale, nelle ceneri di un fuoco che un tempo palpitava, nelle sigarette spente, nel fango o nella polvere che si è posata sui sogni infranti. Ma non lo trovi. Perché non lo vedi.

Poi.

Poi capita che torna. All’improvviso. Con prepotenza. E ti rendi conto che bastava solo guardare verso ciò che vive, brilla e danza. E quando torna riempie un vuoto che avevi riempito con fogli, polvere o fango.

Poi.

Poi, quando il cuore è tornato sorridi al freddo, al cielo e ai comignoli… Perché chissà quanti cuori cacciati si nascondono lì…

Forse.


Björk - Desired Constellation

 
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